La Theotokos di Grottaferrata

)En Kruptofe/rrhj s%= Na%= Qeoto/ke a(pantaxo/qen oi) pistoi\ sunelqo/ntej, th\n i(era/n sou, De/spoina, pro\j so/can tou= Qeou= sh/meron panh/gurin paneulabw=j telou=men. Po/q% d'a)spazo/menoi th\n septh/n sou ei)ko/na, soi\ mel%dou=men pa/ntej e)n xar#=! Xai=re Mari/a, Qeoto/ke xari/twn.

H PANAGIA QEOTOKE EN KRUPTOFERRH

 "O sovrana Madre di Dio, nel tuo Tempio di Grottaferrata si riuniscono oggi a gloria di Dio i fedeli per celebrare piamente la tua sacra solennità. Con affetto baciando la tua veneranda icona, cantiamo tutti a te con gioia: Ave, o Maria, Madre di Dio delle Grazie!"

    E' una tipica icona bizantina dipinta su tavola dorata. La Vergine sostiene il Bambin Gesù benedicente, secondo il tipo iconografico detto Odigitria (Colei che indica la Via). La Theotokos, che significa Madre di Dio, è avvolta da un manto rosso ciliegia matura, detto mophorion, orlato d'oro. Il suo volto è dolce e malinconico insieme, in previsione della passione di suo Figlio. Le tre stelle sul suo manto, una sulla testa e due sulle spalle (la terza è nascosta dal Bambino) simboleggiano la verginità di Maria prima, durante e dopo il parto. Il Bambino Gesù è vestito con una tunica verde scuro e mantello dai riflessi d'oro ad indicare la sua regalità e divinità. Con la mano destra benedice e con la sinistra tiene chiuso il rotolo della Legge.
    
    Sfortunatamente si ignora l'autore dell'icona. Probabilmente è una delle tante icone che i monaci greci dell'Italia meridionale riprodussero, imitando quelle che in oriente la furia degli iconoclasti (VIII - IX sec.) aveva distrutto.

    Nel 1140 Tolomeo II, conte di Tuscolo, depredò la Chiesa di preziosi oggetti e fra questi forse ci fu l'icona della Vergine. Fatto è che una tradizione ben fondata dice che questa icona fu venerata per molti anni in una chiesa di Tuscolo. Nel 1191 Tuscolo fu distrutta dai Romani e l'icona fu portata a Roma. Nel 1230 veniva riconsegnata da papa Gregorio IX ai monaci dell'Abbazia e solennemente intronizzata.

«... l'icona era stata collocata nel Diakonikòn del Tempio del Corifeo degli Apostoli San Pietro, l'Egumeno del monastero di quel tempo, Nicola III, si recò a Roma per chiedere a Sua Santità, il papa Gregorio IX, di fare dono al monastero, a cui già apparteneva, la Sacra Icona della Madre di Dio e sempre Vergine Maria. Questi non indugiò nell'esaudire la retta supplica dei monaci e acconsentì nel riconsegnare a Grottaferrata la Sacra icona. I monaci quindi, con indicibile gioia e con grande fasto, andando in processione la ricondussero nel Sacro Tempio dedicato alla Madre di Dio, ove tuttora viene venerata piamente dai monaci e da sconfinata moltitudine di popolo». 
(Dal Sinassario monastico)

     Nei primi tempi fu collocata nel nartece; quindi fu posta nella chiesa, protetta da due imposte di legno con le immagini dei Santi fondatori Nilo e Bartolomeo. Ai primi del Seicento venne sistemata al centro della "macchina" barocca ideata dal Bernini. Nel 1687 il Capitolo Vaticano ne decretava l'incoronazione.
    
    Questa icona è stata fonte di tante grazie divine e ha sempre attratto a sè folle di fedeli e pellegrini, fra cui numerose figure di santi e di papi. Fra questi Pio IX, che spesso veniva a pregare davanti al suo altare; papa Giovanni XXIII, che venne nel 1960, e Paolo VI, che il 19 Agosto 1963 rivolse da qui un suo accorato appello all'unità ai fratelli delle Chiese sorelle Ortodosse. Papa Giovanni Paolo II ha visitato il monastero una prima volta nel 1979, poi il 7 Settembre 1987, in occasione dell'inaugurazione dell'Anno Mariano, e vi ha presieduto i solenni Vespri bizantini celebrati dalla comunità monastica.

    La festa liturgica dell'icona è fissata per il 22 Agosto nel calendario di Grottaferrata.

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